Filosofia - Immortalismo |
C'era una volta un drago gigante che tiranneggiava il pianeta. Il drago era più grande della più immensa delle cattedrali, ed era coperto di spesse scaglie nere. I suoi occhi brillavano di luce rossa di odio, e dalle sue mascelle terribili scorreva un flusso incessante di melma verde e fetida. Il drago esigeva dall'umanità un tributo raccapricciante: per soddisfare il suo appetito enorme, ogni giorno al tramonto diecimila uomini e donne dovevano essere consegnati ai piedi della montagna dove viveva. A volte il drago divorava queste anime sfortunate al suo arrivo, a volte li rinchiudeva nella montagna, dove languivano per mesi o anni prima di essere finalmente divorati. La sofferenza causata dal drago tiranno era incalcolabile. In aggiunta ai dieci mila massacrati orribilmente ogni giorno, c'erano madri, padri, mogli, mariti, figli e amici, afflitti dalla perdita dei loro cari. Alcuni cercarono di lottare contro il drago, difficile dire se erano coraggiosi o sciocchi. Sacerdoti e maghi lanciarono anatemi senza successo. I guerrieri, armati di coraggio ruggente e con le armi migliori che un fabbro potesse forgiare, lo attaccarono ma furono inceneriti dal suo fuoco prima che potessero avvicinarsi. I chimici inventarono infusioni tossiche e avvalendosi di inganni riuscirono a farle deglutire al drago, ma l'unico effetto apparente fu che stimolò ulteriormente il suo appetito. Gli artigli, le mascelle e il fuoco del drago erano così efficaci, la sua armatura squamosa così inespugnabile, e la sua intera natura così robusta, che lo aveva reso invincibile a qualsiasi attacco dell'uomo. Vedendo che era impossibile sconfiggere il tiranno, gli uomini non avevano altra scelta che obbedire ai suoi ordini e pagare il macabro tributo. Quelli selezionati per morire erano sempre anziani. Anche se gli anziani erano vigorosi e sani come i più giovani, e talvolta più saggi, si pensava che avevano almeno goduto di qualche decennio di vita. I più ricchi potevano guadagnare una breve tregua corrompendo le pattuglie che venivano a cercarli, ma per legge costituzionale, nessuno, nemmeno il re stesso, poteva posticipare il loro turno a tempo indeterminato. Uomini spirituali cercavano di confortare coloro che avevano paura di essere divorati (ovvero quasi tutti, anche se alcuni lo negavano in pubblico) con la promessa di un'altra vita dopo la morte, una vita che sarebbe stata libera dal flagello del drago. Altri oratori sostenevano che il drago aveva un posto nell'ordine naturale delle cose, e il diritto morale di cibarsi. Dicevano che era parte del senso stesso dell'essere umano finire nella pancia del drago. Altri sostenevano che il drago era buono per la specie umana, perché aveva limitato la crescita della popolazione. Non è noto in che misura le anime preoccupate fossero convinte da queste argomentazioni. La maggior parte delle persone cercavano di non pensare alla triste fine che li attendeva. Sapendosi sotto la costante minaccia di diventare foraggio per la bestia, la gente iniziò ad avere figli prima e più spesso. Era comune per una ragazza, a sedici anni, aver già concepito. Le coppie spesso generavano una dozzina di bambini. In questo modo si evitava che la popolazione umana diminuisse, e che il drago rimanesse affamato. Durante questi secoli il drago, ben nutrito, cresceva e cresceva, lentamente ma inesorabilmente. Aveva raggiunto quasi le dimensioni della montagna su cui viveva. E il suo appetito era aumentato in proporzione. Diecimila corpi umani non erano più sufficienti a riempirgli la pancia. E ora ne esigeva 80.000, da consegnare ai piedi della montagna ogni sera al tramonto. Ciò che occupava la mente del re, più delle morti e del drago stesso, era la logistica di raccolta e trasporto di così tante persone alla montagna ogni giorno. Non era compito facile. Per facilitare il processo, il re aveva fatto costruire una ferrovia, due linee rette di acciaio scintillante che portavano alla tana del drago. Ogni venti minuti, un treno gremito di persone arrivava alla montagna, e tornava vuoto. Nelle notti di luna i passeggeri del treno, se ci fossero state finestre per dar loro modo di guardare fuori, avrebbero potuto vedere davanti a loro la doppia silhouette del drago e della montagna, e un paio di occhi cremisi come luci di due fari giganti indicanti la strada verso l'annientamento. Il re impiegava un gran numero di servitori per amministrare il tributo. C'erano segretari che registravano il turno nel quale ognuno doveva essere chiamato. C'erano esattori inviati in carri per raccogliere i designati. Spesso viaggiando ad una velocità pazzesca, si precipitavano con il loro carico a una stazione ferroviaria o direttamente alla montagna. C'erano impiegati che amministravano le pensioni per le famiglie decimate e non più in grado di sostenere se stesse. C'erano consolatori che viaggiavano assieme ai condannati alla montagna, cercando di alleviare le loro angosce con discorsi e farmaci. C'era anche una squadra di esperti dragologi che studiavano modi per rendere più efficienti queste procedure logistiche. Alcuni dragologi avevano condotto studi sulla fisiologia e sul comportamento del drago, e raccoglievano campioni - scaglie sparse, melma colata dalle sue mascelle, denti mancanti, feci macchiate con frammenti di ossa umane. Tutti questi elementi erano meticolosamente annotati ed archiviati. E più si conosceva la bestia, più si confermava la percezione generale della sua invulnerabilità. Le sue scaglie nere, in particolare, erano più di dure di qualsiasi altro materiale conosciuto dall'uomo, e non sembrava esserci modo di fare nemmeno un graffio alla sua armatura. Per finanziare tutte queste attività, il re riscuoteva pesanti tasse sul suo popolo. La spesa associata al drago, che già era un settimo dell'economia, cresceva più rapidamente rispetto allo stesso drago. Così la grande ruota dell'invenzione, che girava quasi impercettibilmente nelle età remote, a poco a poco cominciò ad accelerare. I saggi predissero che un giorno la tecnologia avrebbe permesso agli esseri umani di volare e fare molte altre cose incredibili. Uno dei saggi, che godeva di grande prestigio tra gli altri saggi, ma i cui eccentrici costumi aveva fatto di lui un emarginato sociale e recluso, si spinse fino al punto di prevedere che la tecnologia avrebbe permesso uno giorno di costruire un dispositivo in grado di uccidere il drago tiranno. Gli studiosi del re, tuttavia, respinsero queste idee. Dissero che l'essere umano era troppo pesante per volare, e che in ogni caso mancava di piume. E per quanto riguarda l'idea impossibile che un giorno si sarebbe potuto uccidere il drago, i libri di storia raccontavano centinaia di tentativi, nessuno dei quali aveva avuto successo. "Sappiamo tutti che quest'uomo aveva alcune idee irresponsabili", scrisse più tardi uno studioso di lettere nel suo necrologio del saggio solitario che nel frattempo era stato inviato per essere divorato dalla bestia la cui scomparsa aveva predetto, "ma i suoi scritti sono abbastanza divertenti e forse dobbiamo ringraziare il drago per rendere possibile questo interessante genere letterario anti-drago, che ci rivela così tanto sulla cultura dell'angoscia esistenziale". Nel frattempo, la ruota dell'invenzione continuava a girare. Molti decenni dopo gli umani volarono e compirono molte altre cose sorprendenti. Un gruppo di diversi tecnici eminenti e dragologi inviarono una petizione al re per la costruzione del proiettile anti-drago. Al momento dell'invio della richiesta, il re era occupato a condurre il suo esercito per combattere una tigre. La tigre aveva ucciso un agricoltore e successivamente era scomparsa nella giungla. Nei campi si era diffuso il timore che la tigre potesse uscire ed attaccare di nuovo. Il re ordinò alle sue truppe di circondare la giungla e di farsi strada attraverso il fogliame. Alla fine della campagna, il re annunciò che tutte le 163 tigri nella giungla, tra cui presumibilmente la tigre assassina, erano state uccise. Nel frastuono della guerra, tuttavia, l'appello dei firmatari fu perso o dimenticato. I firmatari quindi inviarono un secondo appello. Questa volta ricevettero una risposta da uno dei segretari del re: sua maestà avrebbe considerato la loro richiesta dopo la revisione del bilancio annuale per l'amministrazione del drago. Il bilancio di quell'anno risultò fino ad allora il più imponente e includeva il finanziamento di una nuova linea ferroviaria per la montagna. Si riteneva necessario disporre di una nuova ferrovia, perché la prima via non riusciva più a sostenere l'aumento del traffico (il tributo richiesto dal drago tiranno era aumentato a centomila esseri umani da consegnare ai piedi della montagna al calare del giorno). Tuttavia, quando il bilancio fu finalmente approvato, giunse la notizia di una piaga di serpenti che infestavano un villaggio sperduto. Il re fu costretto a partire con urgenza mobilitando la sua armata per rispondere a questa nuova minaccia. L'appello dei firmatari fu archiviato in qualche scaffale polveroso nei sotterranei del castello. I firmatari si incontrarono nuovamente per decidere cosa fare. Il dibattito fu vivace e durò fino a tarda notte. Era quasi l'alba quando finalmente decisero di presentare la questione al popolo. Durante le settimane successive viaggiarono in tutto il paese, tennero lezioni pubbliche, e spiegarono la loro proposta a chiunque volesse ascoltarli. In un primo momento, la gente fu scettica. Avevano appreso a scuola che il tiranno drago era invincibile, e che si dovevano accettare i sacrifici richiesti come parte della vita. Ma quando appresero l'esistenza del nuovo materiale composito e dei disegni del proiettile, i cittadini accorsero alle conferenze. Alcuni attivisti cominciarono ad organizzare manifestazioni pubbliche per sostenere la proposta. L'udienza si tenne il giorno più buio dell'anno, poco prima della vacanze di Natale, nella più grande stanza del palazzo. La stanza era piena di gente, e le persone si affollavano nei corridoi. L'atmosfera era carica di una serietà solenne di solito riservata alle sessioni cruciali in tempo di guerra. Dopo aver dato a tutti il benvenuto, il re dette la parola allo scienziato leader del fronte anti-drago, una donna dall'espressione seria, quasi severa. Ella procedette a spiegare in un linguaggio semplice come avrebbe funzionato il dispositivo proposto, e come avrebbe potuto produrre la quantità necessaria di materiale composito. Se avessero avuto i fondi richiesti, il lavoro sarebbe stato compiuto in circa quindici o venti anni. Con più fondi sarebbe stato compiuto forse in soli dodici anni. Il successo, però, non era garantito. I partecipanti seguivano le sue parole con attenzione. L'oratore seguente fu il consigliere reale per la moralità, un uomo la cui voce risonante riempiva la sala: "Supponiamo, sebbene non mi sembra che sia stato dimostrato, che ciò che dice questa donna sia corretto dal punto di vista scientifico, e che il progetto sia tecnologicamente fattibile. Ora ci chiede di sbarazzarci del drago. Presumo che ella pensi di avere il diritto di non essere inghiottita dal drago. Quale ostinazione! Quale presunzione! La finitezza della vita umana è una benedizione per ogni individuo, che lo sappia o no. Eliminare il drago, in modo conveniente a prima vista, minerebbe la nostra dignità umana. Lo sforzo di uccidere il drago ci distrae dal soddisfare le aspirazioni che sono la finalità naturale della nostra vita, che è quello di rimanere in vita, ma di vivere pienamente. È indegno - sì, indegno - che qualcuno intenda estendere il più possibile la sua vita mediocre, senza affrontare la questione superiore, che è come usiamo la vita. Perciò dico che la natura del drago è quello di mangiare gli esseri umani, e la natura della nostra specie è pienamente e nobilmente adempiuta quando siamo divorati..." Il pubblico ascoltava l'oratore rispettosamente onorato. Il suo discorso era così eloquente che era difficile resistere alla sensazione che vi si celasse qualche profondo pensiero, sebbene nessuno riusciva a capire cosa fosse. Sicuramente le parole di un illustre incaricato del re dovevano avere un senso profondo. I genitori del bambino, rossi per l'imbarazzo, cominciarono a zittirlo e rimproverarlo. Ma il saggio disse: "Lasciate che il ragazzo parli. Probabilmente è più saggio di un vecchio pazzo come me". "Voglio rivedere mia nonna," disse il ragazzo. "Il drago ha preso tua nonna?" «Sì», disse il ragazzo mentre scendevano lacrime dai suoi occhi grandi e spaventati. "La nonna aveva promesso di insegnarmi a fare i biscotti di pan di zenzero per Natale. Mi aveva detto che avrebbe fatto una casa di marzapane in cui vivono uomini di pan di zenzero. Dopo quelle persone vestite di bianco son venute a prenderla ... Il drago è malvagio e si mangia la gente... Io voglio rivedere mia nonna!" Il bambino piangeva così forte che il saggio dovette riportarlo ai suoi genitori. Molti altri parlarono quella notte, ma la semplice testimonianza del bambino aveva perforato il pallone di retorica che i ministri del re avevano cercato di gonfiare. Il pubblico appoggiava il fronte anti-drago, e alla fine della serata, anche il re aveva riconosciuto la giustizia e l'umanità della loro causa. Nelle sue ultime parole, disse semplicemente: "Facciamolo!" Quando la notizia si diffuse, le celebrazioni scoppiarono per le strade. Coloro che avevano promosso la campagna anti-drago brindarono al futuro dell'umanità. Nonostante finanziamenti quasi illimitati e il lavoro instancabile dei tecnici, il termine fissato dal re non poteva essere rispettato. Il decennio si concluse e il drago era ancora vivo e vegeto. Ma gli sforzi si stavano avvicinando alla meta. Un prototipo di missile era stato lanciato con successo. La produzione del nucleo, realizzato con il costoso materiale composito, si concluse in tempo con il completamento del versione corretta e migliorata del missile in cui era da installare. Il lancio era previsto per il Capodanno dell'anno seguente, esattamente dodici anni dopo l'inaugurazione ufficiale del progetto. Quell'anno, il regalo di Natale più venduto fu un calendario, il cui ricavato andò al progetto del missile, che contava i giorni mancanti al Grande Evento. Il re aveva subito una trasformazione personale, non era più un uomo frivolo e spensierato. Ora, trascorreva tutto il tempo che poteva in laboratori e impianti di produzione, incoraggiando e lodando gli sforzi dei lavoratori. A volte prendeva un sacco a pelo e trascorreva la notte sul pavimento di un laboratorio rumoroso. Studiava e cercava di capire anche gli aspetti tecnici del lavoro, ma si limitava a dare sostegno morale e si asteneva dall'immischiarsi nelle materie tecniche e amministrative. Sette giorni prima del Capodanno, la donna che quasi dodici anni prima aveva perorato il progetto, di cui era ora direttrice esecutiva, arrivò al palazzo reale e chiese udienza urgente al re. Quando il re ricevette il suo biglietto, si scusò con i dignitari stranieri che aveva a malincuore invitato alla cena di Natale, e si affrettò verso la stanza privata in cui la scienziata stava aspettando. Com'era ormai abituale, lei appariva pallida e consumata dalle lunghe ore di lavoro. Quella sera, però, il re credette di vedere anche un barlume di sollievo e soddisfazione nei suoi occhi. La scienziata disse che il missile era pronto, il nucleo installato, tutto era stato rivisto tre volte, erano pronti, e chiese al re l'autorizzazione per procedere al lancio. Il re si lasciò cadere sulla sedia e chiuse gli occhi, immergendosi nei suoi pensieri. Lanciare il missile quella stessa notte, una settimana di anticipo, voleva dire salvare la vita di settecento mila persone. Ma se qualcosa fosse andato storto, se il missile avesse mancato l'obiettivo e si fosse schiantato contro la montagna... sarebbe stato un disastro. In tal caso si sarebbe ricominciato a costruire un nuovo nucleo, e il progetto sarebbe arretrato di circa quattro anni. Rimase seduto in silenzio per quasi un'ora. Infine, quando la scienziata pensò si fosse addormentato, il re aprì gli occhi e disse con fermezza: "No. Si torna al laboratorio. Voglio controllare e ricontrollare di nuovo tutto". La scienziata non riuscì a reprimere un sospiro, ma annuì e lasciò la stanza. Un consigliere attirò l'attenzione del re e indicò la recinzione. C'erano dei disordini e scontri. A quanto pare, qualcuno aveva saltato il recinto e correva verso la piattaforma, dove il re era seduto. Le guardie presto lo raggiunsero, lo ammanettarono e lo portarono via. Il re tornò a dirigere la sua attenzione sulla rampa di lancio e sulle montagne in lontananza. Di fronte alla montagna poteva vedere la sagoma scura del drago, sdraiato su un fianco, impegnato a mangiare. Circa venti minuti dopo, il re fu sorpreso di vedere l'uomo ammanettato riapparire a breve distanza dal palco. Il suo naso sanguinava, ed era accompagnato da due guardie. L'uomo sembrava pazzo. Quando vide il re, cominciò a gridare ad alta voce: "L'ultimo treno! L'ultimo treno! Interrompete l'ultimo treno! " Il giovane era un dipendente del ministero dei trasporti, e la ragione della sua frenesia stava nell'aver saputo che suo padre era nell'ultimo treno diretto alla montagna. Il re aveva ordinato di far proseguire normalmente il traffico ferroviario, temendo che qualsiasi interruzione avrebbe potuto spingere il drago a lasciare il campo aperto di fronte alla montagna dove trascorreva la maggior parte del tempo. Il giovane pregò il re di emettere un ordine per richiamare l'ultimo treno che doveva arrivare alla montagna cinque minuti prima del tempo stabilito al lancio del missile. "Non posso", disse il re. "Non posso correre questo rischio." "Ma i treni arrivano spesso con cinque minuti di ritardo. Il drago non se ne accorgerà. Ti prego! " Il giovane si inginocchiò davanti al re, supplicandolo di salvare la vita di suo padre e degli altri mille passeggeri a bordo dell'ultimo treno. Il re vide il volto sanguinante e implorante del giovane. Ma si morse il labbro e scosse la testa. Il giovane continuò a supplicare mentre le guardie lo portarono via dalla piattaforma: "Ti prego! Interrompi l'ultimo treno! Ti prego!" L'ultimo dei tecnici lasciò la rampa di lancio. Trenta secondi. Venti secondi. Dieci, nove, otto ... Il grido di gioia si trasformò in un inno di lode: "Lunga vita al re! Lunga vita a tutti noi". I consiglieri del re, come tutto il mondo quella notte, festeggiarono con gioia infantile, si abbracciarono l'un l'altro e si congratularono con il re: "Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta!" Ma il re rispose con voce strozzata: "Sì, ce l'abbiamo fatta, oggi abbiamo ucciso il drago. Ma, dannazione, perché abbiamo cominciato così tardi? Lo avremmo potuto fare cinque, forse dieci anni fa. Milioni di persone avrebbero potuto essere salvate". Il re scese dal palco e si avvicinò al giovane in manette che era seduto sul pavimento. E si inginocchiò: "Perdonami! Oh mio Dio, perdonami!" La pioggia cominciò a scendere a grandi gocce, trasformando la terra in fango, inzuppando la veste di porpora del re, e lavando il viso insanguinato del giovane. "Mi dispiace per tuo padre", disse il re. "Ascoltali", disse il re indicando con un gesto la folla. "Mi applaudono per quello che è successo stasera. Ma tu sei l'eroe. Tu piangesti quel giorno. Ti ci unisti contro il male". Il re fece cenno a una guardia per liberare il giovane dalle manette. "Vai ora da tua madre e da tua sorella. Tu e la tua famiglia sarete sempre i benvenuti a corte, e tutto quello che desideri, se in mio potere, ti sarà concesso". Il giovane se ne andò, e l'entourage reale, rannicchiato sotto la pioggia, si raccolse intorno al monarca, che era inginocchiato nel fango. Tra le vesti eleganti che continuavano ad essere battute dalla pioggia, si distinguevano visi che esprimevano un misto di gioia, sollievo e trepidazione. Tante cose erano cambiate in un'ora: era stato conquistato il diritto ad un futuro senza limiti, era stata abolita una paura primordiale, ed erano state rovesciate molte certezze di lunga data. Non sapendo ora cosa il re si aspettasse da loro in questa inedita situazione, rimasero provvisoriamente lì, come se dovessero verificare che il terreno li avrebbe continuati a sostenere, scambiandosi sguardi e attendendo un qualche tipo di segnale. Infine, il re si alzò e si pulì le mani sui fianchi dei suoi pantaloni. "Vostra Maestà, che cosa facciamo adesso?" si azzardò a chiedere il cortigiano più anziano. "Cari amici", disse il re, "abbiamo fatto molta strada ... ma il nostro viaggio è appena cominciato. La nostra specie è giovane su questo pianeta. Oggi siamo di nuovo come bambini. Il futuro è aperto davanti a noi. Ci incammineremo verso questo futuro e cercheremo di fare le cose meglio che in passato. Ora abbiamo tempo: il tempo di fare le cose bene, il tempo di crescere, il tempo di imparare dai nostri errori, il tempo per il lungo processo di costruzione di un mondo migliore, e il tempo di sistemarsi in esso. Che tutte le campane suonino nel regno fino a mezzanotte, in ricordo dei nostri antenati morti, e dopo la mezzanotte festeggeremo fino all'alba. E nei prossimi giorni... Penso che ci sarà qualche riorganizzazione da fare!" MORALE Oggi siamo di fronte a una situazione diversa. Anche se non abbiamo ancora mezzi efficaci e accettabili per fermare il processo di invecchiamento (1), possiamo identificare le direzioni di ricerca che potrebbero portare, nel prossimo futuro, a sviluppare tali risorse. Le storie e le ideologie "mortaliste" che consigliano l'accettazione passiva non sono più innocue fonti di consolazione. Ora sono barriere sconsiderate e pericolose che ostacolano la strada di un'azione necessaria e urgente. Diversi illustri tecnologi e scienziati ci dicono che un giorno sarà possibile rallentare o addirittura fermare e invertire, la senescenza umana (2). Attualmente non esiste un accordo sulla timeline o sui mezzi specifici, né vi è consenso sulla fattibilità in linea di principio dell'obiettivo. In relazione con la favola (in cui ovviamente il drago rappresenta l'invecchiamento), siamo attualmente in una fase intermedia tra il punto in cui il saggio solitario prevede la sconfitta del drago, e il punto in cui gli iconoclasti dragologi convincono i loro colleghi presentando un materiale composito più duro delle scaglie di drago. L'argomento etico generale della favola è semplice: ci sono evidenti e urgenti ragioni morali perché le persone nella favola si liberino del drago. La nostra situazione per quanto riguarda la senescenza umana è analoga ed eticamente isomorfa alla situazione delle persone nella favola del drago. Pertanto, abbiamo impellenti motivi morali per sbarazzarci della senescenza. L'argomento non mira a promuovere l'estensione della vita in sé. Sarebbe inutile aggiungere altri anni di malattia e fatica alla fine della nostra vita. L'argomento sostiene l'estensione, per quanto possibile, della vita umana sana. Per rallentare o arrestare il processo di invecchiamento, la durata della vita umana in buona salute dovrebbe essere estesa. L'individuo potrebbe rimanere sano, vigoroso e produttivo all'età in cui altrimenti sarebbe morto. (1) Una tragedia ricorrente è diventata un fatto della vita, una statistica. Nella favola, le aspettative della gente si adattano all'esistenza del drago, al punto che molti non sono in grado di percepire il loro male. L'invecchiamento inoltre è diventato semplicemente un "fatto della vita", pur essendo la principale causa di indicibili sofferenze e morti. (2) Una visione statica della tecnologia. La gente sostiene che non sarebbe possibile uccidere il drago, perché tutti i precedenti tentativi sono falliti. Non tengono conto del rapido sviluppo tecnologico. Stiamo commettendo un errore simile nel sottovalutare le possibilità di trovare una cura per l'invecchiamento? (3) L'amministrazione è diventata un fine in sé. Un settimo dell'economia è dedicata all'amministrazione del Drago (che è la stessa frazione del PIL che gli Stati Uniti spendono per la salute). Concentrandosi esclusivamente sul mitigare gli effetti, la gente dimentica la causa sottostante. Invece di lanciare un intenso programma di ricerca per fermare l'invecchiamento, finanziata con fondi pubblici, spendiamo quasi tutto il nostro budget sanitario per l'assistenza sanitaria e la ricerca su malattie particolari. (4) Il bene sociale si distacca dal benessere delle persone. I consiglieri del re si preoccupano per i problemi sociali che possono causare gli oppositori del drago. Affermano che l'annientamento del drago non produrrebbe alcun beneficio sociale. Alla fine, tuttavia, l'ordine sociale esiste per il bene del popolo, ed è generalmente buono per le persone salvarsi la vita. (5) La mancanza di senso delle proporzioni. Una tigre uccide un agricoltore. Una piaga dei serpenti colpisce un villaggio. Il re uccide la tigre e il serpente, prestando così un servizio al suo popolo. Ma si sbaglia, perché le sue priorità sono sbagliate. (6) Le belle parole e la retorica vana. Il consigliere del re per le questioni morali parla eloquentemente della dignità umana e della natura della nostra specie, utilizzando principalmente citazioni dirette dai suoi omologhi contemporanei (3). Ma la retorica è solo una cortina fumogena per nascondere piuttosto che rivelare la realtà morale. Al contrario, la testimonianza incoerente ma onesta del bambino indica il nocciolo del caso: il drago è cattivo, il drago distrugge le persone. E questa è anche la verità fondamentale della senescenza umana. (7) Incapacità di percepire l'urgenza. Fino a molto tardi nella storia, nessuno si rende conto di cosa è in gioco. Solo quando il re osserva il volto sanguinante e supplicante del giovane può vedere la tragedia in tutta la sua grandezza. Trovare una cura per l'invecchiamento non è solo qualcosa di bello che potremmo forse fare un giorno. Si tratta di un imperativo morale evidente e urgente. Prima iniziamo un programma di ricerca, prima ne vedremo i risultati. C'è una grande differenza tra ottenere una cura tra 25 anni o tra 24: come conseguenza, una popolazione più grande di Canada morirebbe per questa differenza. In questo settore, il tempo equivale alla vita, ad un tasso di 70 vite al minuto. Quando il contatore procede con tale velocità, non c'è tempo da perdere. (8) "E nei prossimi giorni... Penso che ci sarà qualche riorganizzazione da fare!" Il re e il suo popolo si troveranno ad affrontare grandi sfide dopo le loro celebrazioni. La società in cui vivevano era stata condizionata e distorta a tal punto dal drago che al suo posto è rimasto un vuoto spaventoso. Dovranno immergersi nella loro creatività, sia individualmente sia socialmente, per creare le condizioni che permettano una fiorente, dinamica e significativa vita che si estenda oltre i settanta anni usuali. Per fortuna, la mente umana è facilmente adattabile. Un altro problema da affrontare è la sovrappopolazione. Forse la gente imparerà ad avere meno figli, e ad averli in età più avanzata. Forse scoprirà modi per sostenere una maggiore popolazione attraverso l'uso di tecnologie più efficienti. Forse svilupperà astronavi e inizierà la colonizzazione del cosmo. Possiamo lasciare per ora gli abitanti longevi della nostra storia ad affrontare queste loro nuove sfide, mentre noi cerchiamo di portare avanti la nostra avventura (4). NOTE: [2] Un sondaggio recente durante il 10° Congresso dell'"International Association of Biomedical Gerontology" ha rivelato che la maggioranza dei partecipanti considerava probabile o "non improbabile" che completa il ringiovanimento funzionale di topi di mezza età sarebbe possibile entro 10-20 anni (de Grey, A. (2004), "Report of open discussion on the future of life extension research," (Annals NY Acad. Sci., 1019, in press)). Vedi per esempio, de Grey, A., B. Ames, et al. (2002) "Time to talk SENS: critiquing the immutability of human aging," Increasing Healthy Life Span: Conventional Measures and Slowing the Innate Aging Process: Ninth Congress of the International Association of Biomedical Gerontology, ed. D. Harman (Annals NY Acad. Sci. 959: 452-462); and Freitas Jr., R. A., Nanomedicine, Vol. 1 (Landes Bioscience: Georgetown, TX, 1999). [3] Cfr., ad esempio, L. Kass (2003), "Ageless Bodies, Happy Souls: Biotechnology and the Pursuit of Perfection," The New Atlantis, 1. [4] Sono grato a molte persone per i commenti alla versione preliminare, tra cui in particolare Heather Bradshaw, Roger Crisp, Aubrey de Grey, Katrien Devolder, Joel Garreau, John Harris, Andrea Landfried, Toby Ord, Susan Rogers, Julian Savulescu, Ian Watson, e Kip Werking. Sono anche molto grato a Adi Berman, Pierino Forno, Didier Coeurnelle, e altri che hanno tradotto la favola in altre lingue, e tutti coloro che hanno contribuito a diffondere la parola o che hanno dato un incoraggiamento. Grazie! La Favola del Drago Tiranno |